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Eventi che valorizzano il territorio: il caso FuoriRegata

Forse siete appassionati di vela, forse no. Nel primo caso, conoscerete senz’altro Barcolana, la regata che si tiene la seconda domenica di ottobre nel golfo di Trieste, da 46 anni. Praticamente, un’istituzione. Per tutti gli altri, Barcolana è un appuntamento annuale che rappresenta la principale vetrina turistica per una città (molto bella e complicata) che ancora fatica a farsi conoscere dal grande pubblico dei viaggiatori. Oltre all’acqua, però, c’è la terra. Nel caso di una manifestazione simile è facile spostare tutta l’attenzione dei frequentatori su ciò che avviene a bordo delle barche, trascurando l’offerta complessiva che interessa invece il tessuto commerciale e turistico della città.
Da Trieste, però, arriva secondo me un ottimo esempio di come si può usare un “evento vetrina” per comunicare tutta una destinazione.

FuoriRegata, il “FuoriSalone della vela”

Cos’è FuoriRegata? Arrivata alla sua seconda edizione, si ispira liberamente al “FuoriSalone” di Milano e a questo si richiama per l’indipendenza della progettazione e della realizzazione degli eventi. Qualcuno potrebbe definirlo “un evento nell’evento” e , invece, è molto di più. Provo a spiegarvi in 5 punti in cosa sta la sua unicità e perché dovrebbe rappresentare una best practice di valorizzazione di un territorio:

1. IL PROGRAMMA

Un calendario fittissimo: parliamo di 154 eventi spalmati su 9 giornate, la maggior parte dei quali concentrati proprio nel weekend della Barcolana (e qualcuno si sta aggiungendo persino in queste ore). Da ex organizzatrice di festival, non posso che ammirare la capacità del ridottissimo staff di tenere le fila di un meccanismo così complesso e ampio. Se l’idea era quella di rendere vivo il tessuto urbano e offrire un’immagine della città come un contenitore di idee, creatività e saperi, possiamo proprio dire che l’obiettivo è raggiunto!

2. L’INTERDIPENDENZA CON L’EVENTO PRINCIPALE

FuoriRegata non è Barcolana. Può sembrare un dettaglio trascurabile, da addetti ai lavori, ma non è così. Allora è indipendente? No, è interdipendente. Cosa significa? Che ha costruito il proprio calendario in assoluta autonomia, ma riuscendo a dialogare in modo collaborativo con l’organizzazione della regata, in una città – fidatevi – dove far dialogare mondi diversi in una logica di obiettivi comuni non è così semplice.

3. LA VALORIZZAZIONE DELLA CITTÀ

Ciò che si può scoprire sarà una Trieste marinara in tutte le sue forme e “distribuita” in una cinquantina di location diverse, riconoscibili dalle vele esposte di FuoriRegata (ottima idea, che ci ricorda l’importanza della comunicazione, meglio se creativa). Arte, architettura, benessere, cucina, musica, moda, sport: questi gli ambiti in cui spaziano gli eventi, che offrono così un ritratto multiforme e ricchissimo di un tessuto sociale, creativo ed economico. (Senza parlare degli eventi dedicati ai bambini, della possibilità, per chi viene da fuori città, di trovare una postazione di lavoro a The Hub). Dagli showcooking alle performance artistiche, dai concerti alle degustazioni, da una sfilata di moda alle feste: ce n’è per tutti i gusti. Il tutto sostenuto da una rete di commercianti che “ci ha creduto”, mettendo a disposizione spazi, tempo, energie e risorse di ogni genere, in una gara a chi offre l’evento più bello.

4. L’INCROCIO DI MONDI DIVERSI

Difficilissimo ovunque, a Trieste forse ancor di più. Scorrendo il programma di FR, si trovano banche che diventano osmize (trattorie tipicamente triestine), negozi di lingerie che ospitano mostre di pittura, quartieri che per 99 minuti si rianimano di musica e incontri, riaprendo spazi inutilizzati (è l’esperienza di #QuartiereFuoriRegata, di cui vi parlerò meglio nei prossimi giorni), artisti che creano in diretta all’interno di un ristorante, assaggi di alta pasticceria in un negozio di pelletteria, assaggi in farmacia e molto altro. Mescolare esperienze e professionalità come occasione per trovare nuove possibilità di collaborazione e crescita. Se non è questo sviluppo di una comunità ditemi voi cos’è.

5. LA PROJECT LEADERSHIP

Espressione altisonante per dire che non esiste buon progetto che non abbia al suo centro professionalità in grado di sostenerne tutti gli aspetti di progettazione, organizzazione, realizzazione nel modo migliore, ma che siano soprattutto appassionate e legate alla città. Delle tre anime di FR, ne conosco personalmente due, Maria Elena Uggenti e Anna
Wittreich e non ho alcun dubbio che rispondono ai requisiti sopracitati. Francesca Vio non la conosco (ancora), ma sono convinta che le persone non si trovino a lavorare insieme per caso :)

last, but not least…

L’INNOVAZIONE: non è un sesto punto, ma va detto: a un’operazione del genere non ci aveva mai pensato nessuno. In un mondo in cui sembra di aver detto già tutto, la cosa è consolante :)

Vi ho incuriositi almeno un po’? Qui c’è il programma in PDF di FR, sapete cosa fare 😉 E non dimenticate, se andate, di raccontarlo! Hahstag ufficiale: #Fuoriregata

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